di Margherita Oggero
“Bastare a se stessi come fanno i gatti”
Marta, brillante figlia di un cardiochirurgo torinese, è impiegata come archivista nella Fondazione di una ricca vedova. Michele arriva da una famiglia di Napoli trasferita in Piemonte in un momento in cui l’immigrazione era già fuori moda, ingegnere plurispecializzato, lavora come macchinista sul Frecciarossa. Il racconto rimbalza tra i due protagonisti, tra presente e passato. Due personaggi cerebrali e per questo geneticamente predisposti a complicarsi la vita. In difetto d’amore, lei per averne dato troppo senza essere corrisposta, lui per la convinzione di non essere capace di darne abbastanza. Due solitudini parallele come le case in cui abitano, come le finestre dalle tende appena scostate, dalle quali in maniera hitchcockiana si spiano ogni giorno. Ognuno si barcamena trascinandosi il proprio bagaglio di vita, circondato da amori imperfetti eppure in grado di mantenersi in equilibrio. Loro no. “Bastare a se stessi come fanno i gatti” è quello che si ripetono. Ma è davvero quello che vogliono?
Ho conosciuto e amato Margherita Oggero come scrittrice di libri gialli. Mi spaventava l’idea di incontrarla sotto un’altra veste, temevo di rimanere delusa. Invece sin dalle prime pagine ho riconosciuto la sua scrittura suadente, colta, chiara, ironica, perfetta. Come indossare un paio di scarpe che ti calzano a pennello, con le quali ti senti di poter camminare ovunque senza difficoltà, in qualunque circostanza, a tuo agio.
Finalista del Premio Selezione Bancarella 2016. Onore al merito.