“Urlai a tutti di credermi, quando adesso non credo a me stesso nemmeno io.”
Elia Vettorel è un giovane sensibile e fragile. La sua mente, frantumata dagli eventi, si apre davanti ad uno psicologo che cerca di ricostruirne l’essenza. È così che inizia questa fiaba nera, questo pazzesco romanzo horror psicologico che incatena il lettore e lo imprigiona fino all’ultima pagina. Elia racconta la sua vita a ruota libera, fregandosene delle connessioni logiche spazio temporali, passando dalla prima alla terza persona, rimbalzando tra realtà e allucinazioni, in un vortice di continui flash back che stordiscono e ubriacano. Le maglie della rete si infittiscono,una pagina dopo l’altra, e permettono ad una terribile verità di affiorare dal torbido lago in cui è annegata. Emerge un’infanzia passata in un orfanotrofio, il rapporto ossessivo con la madre, la mancanza d’affetto e la spasmodica ricerca di un “altro” che permetta al protagonista di essere se stesso. Le crepe, nella sua debole psiche, diventano una voragine che lo travolge e lo inghiotte.
L’eco di Stephen King e di Edgar Allan Poe rielaborati dalla freschezza narrativa di una scrittrice giovanissima eppur così esperta. Uno stile impeccabile, una costruzione perfetta ma, sopra ogni cosa, la sorprendente capacità di descrivere così lucidamente la follia.
Da leggere.