Ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi… E ancora più in giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere…
Il primo ed uno dei più famosi romanzi di Sciascia. Una chiara denuncia contro lo strapotere della mafia, in un tempo in cui ne veniva negata l’esistenza.
In un paesino vicino a Siracusa viene ucciso il presidente di una piccola cooperativa edilizia. Una vera e propria esecuzione davanti alla fermata dell’autobus. Ad occuparsi delle indagini è il capitano Bellodi, parmense trasferito da poco in Sicilia. Con lucidità e determinazione il giovane carabiniere troverà il bandolo della matassa, portando alla luce fatti e legami complessi che coinvolgono poveri diavoli e personaggi facoltosi. Purtroppo la scoperta degli assassini e dei mandanti non basterà a far crollare l’ufficialmente inesistente o quantomeno invisibile muro di omertà e protezione. I tempi di Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino sono ancora lontani.
In una nota del 1972, scritta in occasione della pubblicazione del romanzo all’interno di una Collana per le scuole medie, lo stesso autore cercherà di spiegare più chiaramente il fenomeno Mafia.
– un “sistema” che in Sicilia contiene e muove gli interessi economici e di potere di una classe che approssimativamente possiamo dire borghese; e non sorge e si sviluppa nel “vuoto” dello Stato (cioè quando lo Stato, con le sue leggi e le sue funzioni, è debole o manca) ma “dentro” lo Stato. La mafia insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta. “Il giorno della civetta”, in effetti, non è che un “per esempio” di questa definizione. Cioè: l’ho scritto, allora, con quella intenzione. Ma forse è anche un buon racconto. –