Per la prima volta mi resi conto della mia infinita piccolezza e del fatto che la nostra terra non era altro che un sassolino su una spiaggia dove, di sassolini, ne esistevano a milioni.
È molto difficile affrontare il tema dell’antisemitismo senza cadere nella pietà e nella commiserazione. Riuscire a farlo in maniera così completa, pura e dignitosa, condensando il tutto in una manciata di pagine è un’impresa quasi impossibile. Se Uhlman fosse ancora vivo gli chiederei volentieri come ha fatto, qual è stata l’ispirazione per un tale capolavoro. Forse è per questo che ha aspettato così tanti anni, l’ha scritto quando ne aveva settanta, forse è per questo che ci ha donato un’unica preziosa perla.
Hans ha origini ebree e Konradin proviene da una nobile famiglia ariana. Si incontrano sui banchi di scuola, entrambi timidi e solitari finiscono per scegliersi. Sì perché l’amicizia è una scelta, della mente e del cuore. Sarà la Storia a dividerli, il nazismo nascente e quel mondo che sta per impazzire. Hans ritroverà l’amico perduto solo alla fine del racconto, nel modo più inaspettato e commovente che potessi immaginare.
Il problema fondamentale non era più la natura della vita, ma ciò che di questa vita, priva di valore ed al tempo stesso preziosa, dovevamo fare. Come impiegarla? A che fine e per il bene di chi, il nostro o quello dell’umanità?
Da leggere, magari proprio oggi.