Io vorrei, vorrei davvero che i dispiaceri scaduti, le persone sbagliate, le risposte che non ho dato, i debiti contratti senza bisogno, le piccole meschinità che mi hanno avvelenato il fegato, tutte le cose a cui ancora penso, le storie d’amore soprattutto, sparissero dalla mia testa e non si facessero più vedere, ma sono pieno di strascichi, di fantasmi disoccupati che vengono spesso a trovarmi.
Una voce confusa, eccentrica, talvolta sgangherata è quella dell’avvocato Vincenzo Malinconico che in questo romanzo racconta se stesso. Il suo studio arredato con i mobili dell’Ikea, il suo matrimonio fallito, il rapporto complicato con i figli adolescenti e, finalmente, due episodi “miracolosi” che cambiano l’andamento lento della sua esistenza. Un nuovo ritmo che Vincenzo tiene a momenti alterni, passando dal sorriso alla malinconia, dall’entusiasmo a quell’autoironia consapevole tipica di chi capisce di aver frainteso un po’ tutto nella vita.
D’altronde, se fossimo svuotati di tutti i nostri demoni non saremo più noi, saremo un vuoto… forse anche insensato…
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